Scrittura, donne e salmoni in biblioteca ;)
Continuano gli appuntamenti alla Biblioteca Guglielmo Marconi con Leggere é Scrivere corso di lettura, scrittura, narratologia ed editing. Martedì 16 aprile alle ore 16,30 affronterò insieme al professor Luciano Luciani, giornalista e scrittore, l’altra parte del cielo in un appuntamento dal titolo “Giallo, nero, rosa shocking quando le donne non scrivono d’amore” E mentre il professor Luciani si addentrerà nella scrittura di famose autrici di libri di successo, io dialogherò con la scrittrice Elena Panzera sollecitandola sull’argomento dell’incontro e presentare ai partecipanti il suo bellissimo romanzo “I salmoni aspettano agosto” uscito per Perrone Editore) la sua scrittura non potrà lasciarvi indifferenti!.
“I salmoni aspettano agosto” è la lettera di Michele a sua sorella gemella, Francesca, scritta con l’unico linguaggio che conosce, quello scandito da frasi musicali e da silenzi di diversa durata. Avviluppati in un sentimento viscerale, i due fratelli, prossimi al diploma di pianoforte al Conservatorio, si trovano ad affrontare per la prima volta il distacco nel momento in cui Francesca riceve una proposta di matrimonio. Michele è nato senza respiro e la sua mente a volte si inceppa, per questo la madre gli consiglia di scrivere un diario. Lui scrive sempre intorno alla notte, quando Francesca è fuori e gli manca di più, e in questo scrivere affonda, va indietro, risale la corrente come un salmone per tornare all’inizio.
Elena Panzera è nata nel 1991 a Viareggio. È laureata in Lettere e ha un master in Editoria e Comunicazione. Lavora in una libreria indipendente e scrive di letteratura, poesia e politica sul «Tascabile», «Altri Animali», «Interno Poesia», «Minima&Moralia» e altre riviste online. Nel 2022 è tra i fondatori di «Linoleum», progetto letterario dedicato alla narrativa breve.
Ecco un estratto del libro.
“Il fatto è che quando non sei a casa mi sembra di non esistere, come adesso.
La mamma dice che quando mi capitano cose di questo genere devo scriverle qui, oppure fare gli esercizi. Mi ha regalato questo diario con la copertina nera e le pagine beige, ha detto è il tuo migliore amico, devi usarlo il più spesso possibile. Come se lei avesse mai preso la sua amica Palmira, la nostra vicina di casa, e si fosse messa a scriverle addosso.
In ogni caso, se proprio devo scriverlo, lo scrivo a te, altrimenti mi sembrerebbe di prendere tutte le mie parole e buttarle nel cestino, per nessuno.
Gli esercizi li ho fatti prima di cena, due volte di seguito. Piegamenti sulle braccia, salto della corda, addominali, pesi. C’è una tabella attaccata alla parete dentro una busta di plastica, ma ormai li conosco tutti a memoria, non la guardo più (non è vero, la guardo lo stesso, visto che c’è). La mamma dice che mi fa bene, serve a liberare le energie in eccesso, ma a me sembra solo che il mio corpo stia diventando sempre più duro, e non mi piace. Il professor Perrotti ha detto alla mamma che un’attività fisica così intensa è nociva per un pianista. Lo sforzo potrebbe essere deleterio per l’elasticità delle dita e del polso, è un’assurdità rischiare la carriera per farsi i muscoli. Non penserà mica che possa diventare un atleta a ventitré anni? Se proprio deve fare sport, dice, che vada a nuotare. Ma la mamma non gli dà retta. Secondo lei al mio livello un po’ di movimento non può fare alcun male. Lui insegnerà pure al conservatorio, dice, ma anch’io sono una musicista. So di cosa parlo. E in ogni caso non si fida a mandarmi in piscina da solo.
Così ultimamente, mentre suono, mi capita di sentire questo muscolo nuovo che mi sfiora le costole e ho quasi l’impressione che sia il bicipite di un altro. Con tutta questa massa, poi, occupo più spazio sul panchetto e tu per forza di cose mi stai più lontana quando suoniamo insieme, o meglio, sei più lontana dalle mie ossa. Oltretutto ho paura di farti male, come quand’eravamo piccoli e ti abbracciavo. Tu dicevi fuochino quando stavo stringendo troppo e acqua quando era okay.
Il tuo corpo è morbido, di questo sono sicuro. Lo so da sempre, da quando la mamma riempiva la tinozza dei panni dentro il vano della doccia e ci metteva lì dentro a fare il bagno, incastrati, coperti di schiuma luccicante. Anche i tuoi capelli sono morbidi, un bosco fitto di sole che ti protegge la schiena. Giocavamo al parrucchiere e io ti facevo la treccia mentre tu la facevi alla tua bambola, quella con i capelli biondi come i nostri a cui dicevi che era la nostra terza gemella. Restavamo a mollo così a lungo che quando la mamma veniva a tirarci fuori avevamo le mani vizze, grinzose, e tu dicevi è passato troppo tempo, mamma, ormai siamo vecchi“.
Leggere é scrivere è un corso di lettura e scrittura…