“Un incontro inaspettato” ecco la prima parte buona lettura
“Un incontro inaspettato” è una favola che ho scritto per la piccola Asia. Protagonista insieme a lei Puck uno dei protagonisti di Sogno di una notte di mezza estate. La potrete leggere in quattro puntate qui sul mio sito.
Allora si comincia! Buona lettura!
L’immobilità era la cosa che più lo faceva arrabbiare. Starsene fermo, in silenzio ad aspettare non era da lui. Allungò le gambe magre, stese i piedi facendoli roteare, girò il collo tre volte a destra e tre a sinistra poi fece scrocchiare le dita. Si allungò più che poté stirando i muscoli, tamburellò ancora un po’ sulle lettere e saltò qualche riga. Basta! Doveva uscire da lì!
Troppo silenzio, troppa calma, sicuramente era successo qualcosa di grave, nessuno si fermava mai su quel monologo, nessuno si permetteva di interrompere il discorso a metà lasciando le pagine aperte e questo senso di attesa lo snervava… da quanto aspettava? Almeno dieci ore o forse ancora di più dal momento che, al calare del buio, si era addormentato. D’accordo forse il suo modo di parlare per qualcuno era difficile, antiquato, molti termini oramai desueti, ma che cavolo! Non si poteva mica modernizzare Shakespeare! Certo, in molti lo avevano fatto, per quanto ne sapeva c’erano anche delle versioni cinematografiche di alcune opere del maestro, come Romeo e Giulietta, Molto rumore per nulla e tante altre, lo aveva sentito dire da alcuni studenti prima di chiudere il libro, anzi a dire il vero avevano detto che forse avrebbero fatto prima a vedere il film che a leggere il libro e che si sarebbero anche divertiti di più.
Che tristezza gli avevano procurato quelle parole
Che tristezza gli avevano procurato quelle parole, un colpo sordo in mezzo al petto! Era rimasto in silenzio per un po’ prima di capire dove quelle parole si fossero conficcate, non aveva pianto, si era arrabbiato, poi parlando con alcune fate aveva riflettuto ed era arrivato alla conclusione che se da secoli continuavano a stampare le loro storie qualcosa voleva pur dire. Era comunque intenzionato a capire cosa fosse successo perché insieme all’immobilità anche le cose lasciate a metà non gli andavano a genio, quindi scalò qualche periodo facendo attenzione a non disturbare Oberon e Titania e sollevò a fatica la carta che lo nascondeva. Poi con un agile balzo saltò fuori dal libro atterrando con una piroetta in piedi sul tavolo, tolse il cappello e fece un generoso inchino. Rimase un attimo con la fronte verso terra aspettando un applauso ma nessun rumore raggiunse le sue orecchie.
Alzò la testa contrariato, calzò deciso il berretto, si guardò in giro e capì di essere in una biblioteca. Ma come aveva giustamente ipotizzato c’era qualcosa di strano. Non si trovava infatti in un luogo scuro e polveroso ingombrato di pesanti tomi rilegati con lunghe panche di legno ed alti scranni. Tutt’altro, era atterrato in un ambiente colorato e divertente dove anche le copertine dei libri erano disegnate con immagini vivaci e allegre. Che luogo era quello? Tutto era avvolto nel completo silenzio, ogni cosa sembrava al suo posto tranne il libro da cui era uscito. Raggiunse il limite del tavolo, si aggrappò con forza al bordo e si lasciò penzolare. Vide le sue scarpette a punta ciondolare un po’, il pavimento non poi così distante e lui un folletto molto agile. Guardò il soffitto e le spesse travi, un occhio alle grandi mattonelle in cotto, occhi chiusi, sorriso sulle labbra e il vuoto. Il cappello si drizzò sulla testa il tempo di un ‘wow’ ed era atterrato non esattamente come avrebbe voluto, ma l’importante è che fosse ancora tutto intero. Si pulì alla meglio dalla polvere bianca sparsa sotto il tavolo, non era polvere, profumava.
L’assaggiò, era dolce, dolcissima.
L’assaggiò, era dolce, dolcissima. Chi mai aveva sprecato quella leccornia? Si mosse furtivamente tenendo ben aperte le orecchie alla ricerca di qualche prova che gli rivelasse l’identità del “visitatore frettoloso” che oltre alla deliziosa polvere aveva perso qualcosa di molto più prezioso. Rotonde pietre lucenti erano legate le une alle altre e pendevano da un filo trasparente spezzato. Non gli ci volle molto per individuare sotto uno degli scaffali altre tre sfere lucenti. Puntò dritto nella loro direzione si sdraiò a terra e strisciando con i gomiti le raggiunse: una, due, tre, quattro, cinque… che splendido tesoro. Le prese con avidità e le fece rotolare senza fatica.
Afferrò la fune trasparente e facendola scorrere sulla spalla la tirò come una slitta carica di legna. Poi raccolse le perle, tre in una mano, una incastrata sotto il braccio, una tra mento e petto. Era scomodo, lo riconosceva ma gli era sufficiente raggiungere un nascondiglio dove potesse riannodarle e farne una collana.
Una volta protetto nella penombra tra la parte di fondo ed una robusta cassapanca di legno chiaro, si sedette a gambe incrociate ed iniziò con le dita lunghe e rapide a liberare tutte le sfere. Esaminò il filo che, seppur danneggiato, poteva essere riparato, riannodato, infine riutilizzato. Non impiegò più di un quarto d’ora per realizzare una robusta collana in cui ogni singola perlina adesso era più vicina e saldamente ancorata alla precedente. Era soddisfatto.
Contemplò la sua creazione, la indossò con orgoglio e si preparò all’esplorazione di quel luogo sconosciuto che lo aveva accolto con dolcezza e tesori. Era fiero del suo nuovo gioiello, tornò sotto il tavolo da cui si era calato e, non sentendo trambusto provenire dal libro, si diresse verso l’uscita.
Spalle alla parete raggiunse l’ingresso, fece sbucare l’aguzzo naso nel corridoio, guardò a destra poi a sinistra: niente e nessuno si frapponeva al suo andare. Senza un reale motivo cominciò a correre, era emozionato, teso, avido di sapere che mondo era quello, curioso di tutto ciò che avrebbe visto e raccontato al suo ritorno.
Poi ad un tratto sentì il rumore di passi frettolosi farsi sempre più vicini.
“Da quella parte, presto!” sentì gridare “verso la biblioteca”.
Continua… nella prossima puntata
Foto interna all’articolo Pixnio
Foto in evidenza mia 😉