“Un incontro inaspettato”ecco la terza parte
Terzo appuntamento con “Un incontro inaspettato” che vede come protagonisti la piccola Asia e lo scaltro Puck
“Hai detto Puck? Ma io ti conosco, sei un folletto dispettoso e…”
“Alt, alt, attenzione con le offese, signorina, non sempre quello che si dice in giro corrisponde a verità, il sentito dire…”
Gli occhi di Asia si rattristarono. “Hai ragione, anche di me dicono molte cose…”
“Su, su, andiamo per ordine principessa…”
“Principessa?” Domandò sorpresa?
“Beh solo una principessa veste abiti brillanti e indossa gioielli tanto belli” si difese il folletto.
“Non sono una principessa, mi sono vestita da fata del mare per la festa di carnevale della scuola…”
“Oh adoro il carnevale e adoro le feste, ecco perché c’erano tante creature strane in quel giardino. Allora tu non hai la pelle blu?” Chiese in punta di piedi.
“No, di solito ho la pelle bianca, ma non proprio bianca come gli altri bambini…” il suo volto si fece nuovamente triste e le lunghe ciglia scure si abbassarono.
Puck le si fece vicino e visto che lei rimaneva ferma, si sedette sulle sue gambe incrociate.
“Va bene comincio io. Su di me si dicono tante cose: che sono un bugiardo, che faccio brutti scherzi, che spavento i viandanti, che rubo il latte e discorsi di questo genere. Ma si dice anche che aiuto le donne nei lavori domestici in cambio di panna e che in teoria smetto quando mi vengono regalati degli abiti.”
“Come Dobby” esclamò Asia.
“E Dobby chi sarebbe?”
“L’elfo domestico di Harry Potter.”
“Io non conosco nessun Dobby e nessun Harry Potter, però anche questo elfo domestico deve avere a che fare con la figura di Robin Goodfellow o al medievale Hobgoblin” fece una pausa per sondare la curiosità della bambina “e se ci fai caso Hob è un’abbreviazione di Robin, un nomignolo che spesso avevano i folletti quindi non so il tuo Dobby, ma sicuramente Robin Hood deve il suo nome proprio a questa tradizione. Quindi anche lui come me, e come forse il tuo amico Dobby, ha radici nella mitologia anglosassone da cui ha sicuramente attinto il mio creatore…”
“Il tuo creatore?” chiese Asia incuriosita.
“Sì, il mio creatore, l’autore, il papà, usa il termine che preferisci, la persona insomma che mi ha reso quello che sono, che mi ha insegnato le cose che so fare, che mi ha permesso di vivere la vita che sto vivendo adesso…” ora fu lui a rattristarsi “se non fosse stato per William probabilmente adesso sarei davvero solo un ladro di latte, un folletto arrabbiato e pronto solo a fare dispetti e spaventare le persone pur di non dover guardare la paura di essere solo al mondo…” la bambina gli mise una mano sulle spalle magre “ma sono stato fortunato e adesso sono qui”.
“Allora raccontami di William, ti va?”
Il volto di Puck si illuminò. “È molto strano signorina Asia che tu non conosca il più grande scrittore, drammaturgo e poeta di lingua inglese. William Shakespeare ha consegnato a tutta l’umanità commedie, tragedie, sonetti e poemi tra i più belli mai scritti, non mi credi? Le sue opere sono tradotte in moltissime lingue e rappresentate ancora oggi a distanza di secoli nei teatri di tutto il pianeta”.
“Dai non esagerare, Puck!”
“Non esagero Asia, te lo giuro, tutto quello che ti sto raccontando è oggi patrimonio di ogni donna, uomo, bambina o folletto. Shakespeare è stato un genio che ha donato al mondo storie indimenticabili”.
“E come ha fatto?”
“Bella domanda! Prima di tutto ha studiato frequentando la King’s New School, una scuola gratuita aperta solo ai maschi… Fin da giovane è andato a lavorare presso alcune nobili famiglie del Lancashire, ha avuto così accesso alle loro preziose e fornite biblioteche dove ha potuto leggere e approfondire i testi classici. Eh già, ai suoi tempi studiare era un privilegio e poter leggere certi libri cosa molto rara. Avere un’istruzione faceva una gran differenza all’epoca, come ora del resto…”
Asia pensò ai suoi compagni sempre distratti durante le lezioni, svogliati, con i quaderni mai in ordine e si rattristò.
“Poi trovò lavoro nel campo del teatro, come attore e mestierante, collaborando alla stesura di copioni che venivano rappresentati dalle varie compagnie che nella Londra della fine del 1500 lavoravano per il teatro pubblico e doveva anche essere oltre che bravo anche già noto. Sai che il nome dell’autore del testo non compariva sui copioni, ma solo quello della compagnia che lo metteva in scena? Strano, vero?”
Asia annuì decisa. “E per tornare al discorso che facevamo prima sulle malelingue pensa che definirono lui, il più grande poeta di tutti i tempi come un corbaccio venuto dal niente, fattosi bello delle nostre penne, che, col suo cuore di tigre nascosto sotto la pelle di attore, crede di poter declamare versi sciolti meglio di tutti voi, ed essendo un assoluto Johannes factotum, si ritiene nella sua presunzione l’unico Scuoti-scena [Shakescene] nazionale cito testualmente!
Poi ci furono anni bui…”
Puck fece una pausa, Asia lo spronò a continuare.
“Dall’estate del 1592 a quella del 1594 scoppiò a Londra una terribile pestilenza, circostanza che obbligò alla chiusura di tutti i teatri. E sono proprio questi due anni che segnano la futura carriera del mio amato William”.
Lo stomaco di Puck iniziò a brontolare, mise una mano sulla pancia scusandosi. Asia gli sorrise e lo invitò ad accomodarsi nella sua casa, volentieri il folletto accettò e la seguì. Slegò la corda che teneva chiusa la porta poi lo invitò ad entrare. Lo spazio era piccolo ma ben organizzato. Da una parte c’era una specie di libreria dove facevano bella mostra di sé alcuni colorati volumi, su un lato grandi cuscini componevano un morbido giaciglio, c’era un tappeto fatto di corde intrecciate e un grosso baule che chissà come era stato fatto salire fin lassù. Asia aprì il coperchio e ne estrasse due grandi biscotti spolverati di zucchero a velo.
“Ma allora eri tu in biblioteca!” Esclamò il folletto, sei tu che hai lasciato Sogno di una notte di mezza estate aperto sul tavolo?!”
La bambina trasalì. “Oh, in effetti sono stata in biblioteca ieri, stavo cercando un posto sicuro dove non poter essere disturbata. Ero molto triste perché i miei compagni avevano detto cose cattive su di me, sul fatto che sono diversa, più piccola, che ancora non parlo benissimo l’italiano e che forse era meglio se restavo dove ero nata…” Gli occhi di Asia si colmarono di lacrime, ma la sua forza impedì loro di scendere, le asciugò col dorso della mano e tornò a guardare Puck che, immobile in piedi davanti a lei, la fissava con un enorme biscotto in mano.
“Dai mangia, forza!”
Il folletto non se lo fece dire due volte. Poi con la bocca piena chiese: “ma perché se stavi leggendo la mia storia non sai chi sia Shakespeare?”
“In realtà non stavo leggendo, ho preso dagli scaffali il primo volume che ho trovato e ci ho cacciato dentro il naso perché ho pensato che vedendomi immersa nella lettura in un luogo silenzioso dove altre persone leggono, mi avrebbero lasciata in pace, ma purtroppo non è stato così. Mi hanno raggiunta e strattonata accusandomi di essere stata codarda per essere scappata via, è lì che devo aver rotto il braccialetto. Ma credimi, non stavo scappando, era solo che non capivo da cosa dovessi difendermi”.
“Rivuoi il braccialetto?” Chiese Puck toccando la collana?
“No, puoi tenerlo, mi fa piacere che tu l’abbia riparato e a dire la verità è molto più bello così. Come sei riuscito a fare questi nodi?”
Il folletto sorrise gongolando. “Anche tu sei brava con i nodi, scommetto che questo tappetino lo hai fatto tu e ti fa onore perché è importante che gli oggetti quando si rompono o non ci servono più abbiano la possibilità di trovare un nuovo utilizzo, una seconda vita magari migliore della precedente.”
Il pensiero di Asia tornò ai suoi compagni e al fatto che solo per dimostrare quanto erano forti spezzavano in due le matite per poi gettarle. Lei le raccoglieva e appuntando entrambe le parti ne faceva di nuove, oppure con fatica levava l’anima colorata e la polverizzava facendone nuovamente colori.
“Ma raccontami ancora di William”.
“Dunque, eravamo rimasti alla peste… come puoi immaginare tante furono le vittime e poche le compagnie che rimasero in piedi. A quel momento il genio di William, che aveva pubblicato due poemetti dedicati al conte di Southampton suo mecenate con cui fu accusato di avere una relazione sentimentale, la famosa gente che non si fa gli affari suoi, entrò a far parte della nascente compagnia dei Chamberlain’s Men come attore e come autore e da lì in poi la sua carriera è un’ascesa. Sono convinto che se solo ti elenco le sue opere principali non puoi credere che siano uscite tutte dalla mente e dal cuore della stessa persona ed invece è così. Tanto per darti un’idea, una tragedia che sono certo conoscerai è Romeo e Giulietta…”
Asia batté le mani. “Questa la conosco, ho visto il film…”
Puck la guardò torvo. “Domani la prendi in prestito in biblioteca e la leggi, intesi?” Disse puntandole in faccia il dito magro. “Il mercante di Venezia, Sogno di una notte di mezza estate, Molto rumore per nulla…” Puck guardò la bambina che sorrideva con aria colpevole. “Scommetto che anche di questo hai visto il film!”
Asia rise. “La dodicesima notte” continuò il folletto divertito “Come vi piace, Le allegre comari di Windsor, ma anche drammi storici come l’Enrico IV, l’Enrico V, e poi Otello, Re Lear, Macbeth e naturalmente Amleto. Potrei continuare ancora e ancora perché ci sono le poesie, i sonetti altre tragedie, altre commedie e ancora, ancora e ancora…” Sospirò compiaciuto della cavalcata tra le opere di Shakespeare. “Ma se vuoi saperne di più basta andare in biblioteca e scegliere solo da dove vuoi cominciare”.
Asia sentiva crescere dentro di sé la voglia di sapere tutto sull’autore che gli aveva regalato la compagnia di quell’essere straordinario che parlava con enfasi e autorevolezza del più grande poeta di tutti i tempi con il lungo naso sporco di zucchero a velo.
“Domani andrò in biblioteca e seguirò il tuo consiglio” disse in tono rassegnato.
“Perché domani? Non possiamo andare adesso?”
Asia rimase in silenzio.
“Ehi principessa?! Mi hai sentito? Puck chiama Asia, folletto chiama umana! Bimba? Signorina? Bellezza? Mia Giulietta? Asiaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa mi senti? Mi rispondi?”
Asia scoppiò a ridere. “Non sono sorda Puck! Non urlare, è solo che non ho voglia di tornare a scuola… ho paura di incontrare di nuovo quei ragazzi…”
“E perché ridi?”
“Perché ha vinto il sorriso sulla paura, perché sei buffo con il naso bianco e perché so che se te lo chiedo mi accompagnerai…”
“Per servirla mia signora, sono pronto, torniamo a scuola!”
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